Un nuovo documento Inail fornisce indicazioni sulle responsabilità e sugli iter procedurali da adottare per la bonifica di siti contaminati da amianto. Focus sulla dimensione delle aree contaminate e sulla difficoltà delle bonifiche.
L’amianto, benché l’Italia sia stata tra le prime nazioni europee a metterlo al bando con la legge n. 257/1992, ancora oggi produce gravi criticità sanitarie ed ambientali. E come ricordato anche nell’intervista “ L’amianto presente nell’80% delle ristrutturazioni e demolizioni”, che riprendeva alcuni dati sul tema della quantità di amianto ancora presente sul nostro territorio, sono ancora tantissimi gli ambienti da bonificare.
In particolare la bonifica dei siti contaminati, in considerazione della vastità delle aree del territorio nazionale interessato, riveste “un ruolo strategico nella pianificazione territoriale a scala nazionale e locale, sia in un’ottica di tutela della salute degli operatori coinvolti in tali ambienti di lavoro ad elevata criticità e di salvaguardia degli ambienti di vita, sia di riqualificazione del territorio e recupero di uso del suolo in aree compromesse”.
A ricordarlo e a fornire utili informazioni per la tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita è un recente documento realizzato dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) dell’ Inail nell’ambito dell’attività di ricerca svolta dal Dipartimento.
Il nuovo documento “Bonifica da amianto: iter procedurali e figure professionali coinvolte. Istruzioni operative Inail per la tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita” – a cura di Federica Paglietti, Sergio Malinconico, Beatrice Conestabile della Staffa, Sergio Bellagamba, Paolo De Simone (Dit, Inail) e con la collaborazione di Crescenzo Massaro, Daniele Taddei e Ivano Lonigro (Dicma, Sapienza Università di Roma) – presenta gli “ iter procedurali da adottare per la bonifica di siti contaminati da amianto ed i compiti previsti normativamente per le figure professionali coinvolte, con l’obiettivo di fornire una descrizione dello stato attuale previsto dalla normativa vigente e delle principali prassi da seguire nelle diverse fasi lavorative, diffondendo le conoscenze tecnico-specifiche di settore”. E questo “al fine di mettere in campo una vera e propria strategia di contrasto alle esposizioni dirette o indirette all’amianto supportando i vari stakeholders e gli Organi di vigilanza competenti per territorio nelle azioni di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
La dimensione delle aree contaminate sul territorio nazionale
Il documento evidenzia che sull’intero territorio nazionale sono stati individuati ad oggi 41 Sin (siti da bonificare di interesse nazionale) ai sensi del d.m. 468/01 e s.m.i., e oltre 12.000 Sir (siti da bonificare di interesse regionale) “individuati dalle Regioni e definiti nei Piani regionali di Bonifica delle aree inquinate (PRBAI) redatti ai sensi degli articoli 196 e 199 del d.lgs. 152/06, che costituiscono parte integrante del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti”.
E in molti di questi siti “è stata riscontrata, oltre ad altri inquinanti chimici, la presenza di amianto” o di Mca ( materiali contenenti amianto) “che hanno portato ad una contaminazione primaria (es. Sin di Casale Monferrato, Balangero, Bagnoli, Biancavilla, etc.) o secondaria (es. Sin di Trieste, Bussi, Crotone, Mantova, etc.), cioè che investe solo una porzione del territorio interessato”.
Si sottolinea poi che questi siti contaminati (“aree industriali attive, in corso di riconversione e dismesse, aree dismesse interessate da attività estrattiva ed aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici o di smaltimento incontrollato di rifiuti, anche pericolosi, tra cui l’amianto”) sono costituiti “da vaste aree ad elevata contaminazione, che necessitano di interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza d’emergenza, bonifica e ripristino ambientale”.
Oltre a questi siti contaminati caratterizzati da una elevata complessità operativa di bonifica e rilevante vastità di aree interessate, sono stati poi individuati dalle pubbliche amministrazioni altri siti di competenza comunale (Sic)”. Inoltre il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm) “gestisce una ulteriore banca dati dedicata specificatamente a tale inquinante pericoloso” - ai sensi della Legge 101/03 e relativo Decreto applicativo 18/3/01 - ha registrato, nel momento dell’elaborazione del documento, “oltre 107.000 siti ancora da bonificare”.
È evidente che con un tale numero di aree contaminate la problematica delle bonifiche non intreccia solo tematiche inerenti la tutela della salute sul lavoro ed ambientale, ma anche “aspetti economici e normativi che condizionano notevolmente la sostenibilità degli interventi di bonifica e conseguentemente la loro attuazione”.
Gli sviluppi tecnologici e le difficoltà delle bonifiche delle aree contaminate
Nell’introduzione si indica che in questi ultimi anni “sono stati compiuti grandi sviluppi tecnologici che hanno consentito di pervenire a significativi progressi nella fase di caratterizzazione delle matrici ambientali contaminate, condizione indispensabile per una corretta progettazione degli interventi”. E si è pervenuti “ad una sempre migliore conoscenza dei processi di flusso e trasporto dei contaminanti, anche mediante l’ottimizzazione dei modelli matematici sito specifici e delle tecnologie specialistiche applicate a contesti reali”.
Tuttavia – continua il documento – “le difficoltà di portare a compimento la bonifica delle aree altamente contaminate, ed in particolare quelle contaminate da amianto, sono determinate da numerosi fattori”.
Prima di tutto “da una mancanza di idonee risorse economiche da destinare agli interventi” e secondariamente “da difficoltà di interpretazione della normativa di settore, che afferisce, per ciò che concerne la tutela dei lavoratori al d.lgs. 81/08, per la tutela e bonifica delle matrici ambientali (suolo-sottosuolo-acque) e la gestione dei rifiuti al d.lgs. 152/06, ed a specifici decreti applicativi da parte dei competenti Ministeri (Salute, Lavoro, Ambiente) per la bonifica di strutture edilizie e Mca, siti industriali, mappatura, etc.; ciò porta ad una non sempre chiara identificazione delle competenze e delle responsabilità”.
Senza dimenticare poi che vi sono “ulteriori aspetti che incidono significativamente, quali procedure amministrative/autorizzative articolate con tempistiche non adeguate, elevato numero di attori pubblici e privati coinvolti, complessità tecnico/operative che richiedono l’impiego di personale altamente qualificato, utilizzo di procedure di intervento innovative con costi rilevanti”.
Infine incide anche la “dotazione organica ed economica degli Enti di controllo non congrua con le esigenze del territorio, la necessità di continui aggiornamenti professionali e procedimentali sia per il settore privato che per il pubblico, e l’adozione legislativa di valori limite di riferimento (Concentrazioni soglie di contaminazione - Csc) in alcuni casi troppo bassi e tecnicamente impossibili da raggiungere”.
Inail, Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti ed insediamenti antropici, “ Bonifica da amianto: iter procedurali e figure professionali coinvolte. Istruzioni operative Inail per la tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita”, a cura di Federica Paglietti, Sergio Malinconico, Beatrice Conestabile della Staffa, Sergio Bellagamba, Paolo De Simone (Dit, Inail) e con la collaborazione di Crescenzo Massaro, Daniele Taddei e Ivano Lonigro (Dicma, Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali Ambiente, Sapienza Università di Roma), collana Ricerche, edizione 2020